
Secondo una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia i bambini obesi sono triplicati dal 1975 ad oggi. E la causa principale non sono le tanto odiate merendine.
Secondo una ricerca dell’Unicef in Europa un bambino su 3 è in sovrappeso.
Un dato che da tempo preoccupa le istituzioni sanitarie, perché il bambino obeso che cresce col fardello dei chili di troppo, difficilmente li smaltisce da adulto.
E, di conseguenza, si espone a una serie di rischi per la salute. In particolare si va dall’aumentata probabilità di sviluppare condizioni croniche quali il diabete, la sindrome metabolica e i tumori a eventi acuti, come quelli cardio (infarto) e cerebrovascolari (ictus).
Bambini obesi: cause.
“Come faccio a far dimagrire mio figlio?” questa è la domanda che molti genitori di bambini obesi si fanno.
Alla base del sovrappeso nei genitori di bambini con problemi di peso spesso c’è una “visione distorta” del peso dei propri figli.
Lo evidenzia una ricerca pubblicata sulla rivista «Obesity» che ha coinvolto bambini di dieci nazioni Cile, Messico, Argentina, Brasile, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Georgia, e India. Esiste un aspetto psicologico di primo piano. I genitori (le mamme in particolare) dei bambini in sovrappeso e dei bambini obesi, hanno una percezione distorta dell’aspetto fisico. Il genitore è portato a sottovalutare il problema e di conseguenza a non adottare le necessarie contromisure. A volte basta poco, ovvero l’invito ad applicare sane abitudini all’interno della famiglia.

La stessa ricerca ha messo in luce che Indipendentemente dalla ripartizione tra i singoli paesi, però, «la proporzione di bambini obesi o in sovrappeso non correttamente percepiti come tali dalle proprie madri è risultata molto elevata: pari quasi al 90 per cento».
Nell’ultimo decennio sempre più associazioni e università si stanno mobilitando per sensibilizzare i genitori sul problema legato ai bambini obesi. Dell’obesità dei bambini ci sono ricerche dell’Hospital for Sick Children di Toronto, della Oregon University, dell’Università dell’Australia del sud e dell’ Università della Virginia di Charlottesville (Usa).
Tutte concordi: alla base di un corretto peso servono varietà ed equilibrio. Sono queste le due regole d’oro per arginare il sovrappeso e l’obesità infantile.
Bambino obeso e sane abitudini: perché mangiare con i genitori e senza TV aiuta a controllare il peso?
Con i bambini, in particolare se obesi o in sovrappeso, purtroppo le limitazioni sul cibo, i divieti e le punizioni non funzionano.
Ma una cosa che invece funziona molto bene è cenare tutti insieme, condividendo il momento serale della cena e dialogando in famiglia.
Secondo una ricerca condotta dalla Cornell University (Stati Uniti) e dalla Wageningen University (paesi Bassi), cenare insieme al resto della famiglia aiuta grandi e piccoli, compreso i bambini obesi, a restare in forma. Nello studio, che ha coinvolto 190 genitori e 148 bambini, è stato chiesto di compilare un questionario riguardante i “rituali della cena” della famiglia. È emerso che chi mangia regolarmente con mamma e papà riesce a controllare meglio la propria alimentazione, con un effetto positivo sul peso e l’indice di massa corporea . Gli stessi benefici sono stati rilevati anche negli adulti.

Bambini obesi, Cosa fare? IL BUON ESEMPIO NEL CONTRASTO ALL’OBESITÀ NEI BAMBINI.
I principi di base sono il rispetto delle regole, la varietà dell’alimentazione e la TV spenta. Il presupposto, però, è che DOBBIAMO essere noi genitori a decidere cosa e quanto devono mangiare i figli, e non viceversa. MOLTO spesso, a causa dello stress generalizzato, per il quieto vivere finiamo ad assecondare le voglie dei nostri figli. Questo atteggiamento non li aiuta nello sviluppo di un sano rapporto con il cibo. Il rischio? Né un bambino sano oggi, né un adulto maturo e consapevole domani. I ‘no’, soprattutto per una corretta alimentazione, ma non soltanto per quella, devono esserci”. Altrimenti a cosa servono i genitori?
E quali sono le regole più importanti da rispettare a tavola nel caso di bimbi obesi (e non solo)?
Attenzione alle porzioni.

Anche la dimensione delle porzioni non è un fatto da trascurare nel contrasto ai bambini obesi. Se andiamo a vedere cosa mangiavamo negli anni ’60 scopriamo che ad esempio il consumo di dolci dal 1960 ad oggi è più che triplicato, raddoppiato quello di carni, formaggi e latte.
Se si pensa che l’Italia è la culla della dieta mediterranea il dato sull’obesità però un po’ stupisce: «Noi applichiamo la dieta mediterranea a modo nostro – dice Gianni Bona, Primario Emerito di pediatria presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Novara -: le verdure magari sono fritte, condite troppo, il potere calorico degli alimenti è molto elevato. Abbiamo abbandonato i capisaldi della dieta. Non si ha mai l’idea di quanto i bambini mangino: i piatti anche al ristorante sono giganteschi».
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E’ fondamentale avere la percezione corretta di cosa voglia dire giuste quantità, che non sono uguali per tutti. La regola minima, dettata dal semplice buon senso, è che un bambino non possa avere lo stesso piatto del fratello maggiore o di mamma e papà, come purtroppo capita. Infatti, pur di non sentire lamentele, facciamo poca attenzione alle porzioni e sovralimentano i bambini anche quando è del tutto evidente che non ce n’è bisogno.
Monotonia alimentare.
Un’altra cattiva abitudine è quella della monotonia alimentare: per evitare capricci e perdite di tempo, tendiamo a dare sempre ai nostri figli gli stessi piatti.
L’ALLENAMENTO DEL GUSTO è FONDAMENTALE.
Le preferenze alimentari stabilite nei primi 2 – 3 anni di vita verranno con molta probabilità mantenute sino all’età adulta.
Per dare la possibilità al tuo bambino di arrivare all’età dell’infanzia con un senso del gusto pronto a un buon numero di alimenti, è necessario che ti impegni ad allenare il gusto mettendo a tavola periodicamente alimenti differenti. Se il bambino non ha avuto modo di assaggiarli in precedenza, quando compie il terzo anno di età diventa molto difficile per lui riuscire a integrarli nella sua alimentazione.
Recenti ricerche, legate al fenomeno in crescita dei bambini obesi, ci dicono che è meglio introdurre al più presto e in grande varietà frutta fresca e verdura. Questo proprio perché se sconosciuta al palato di una bambino di due anni, questo tenderà a respingerla proprio per il suo gusto amaro.
Mio figlio Ettore ad esempio, che hai 6 anni, mangerebbe solo pasta con il pesto, o con il ragù, poca carne, ma tanti bastoncini Findus. Ma ho detto mangerebbe!!! So che è dura, ma da tempo lo stimoliamo con nuovi piatti e nuovi sapori.
Poche sera fa, con nostro stupore, e senza troppa fatica ha voluto assaggiare i tortelli mantovani alla zucca, il cui sapore è decisamente forte, dato da amaretti e cannella e noce moscata. Eppure….
Pazienza e dialogo sono un’arma contro i bimbi obesi
Come è stato possibile? Con la pazienza e il dialogo, perchè l’errore più grande che noi genitori posiamo commettere in caso di rifiuto di alcuni alimenti è quello di non riproporli più nostro figlio (o figlia). È importante, prima di tutto per la sua salute e per ridurre il rischio di avere un bambino obeso, che nostro figlio abbia un’alimentazione molto varia fin dai primi anni di vita.
Pertanto in questi casi è bene riproporre l’alimento rifiutato 7-8 volte prima che lui lo accetti e lo integri nelle sue preferenze alimentari. Una tecnica molto efficace è quella di fargli vedere che mamma, papà ed eventualmente fratelli o sorelle più grandi mangiano quell’alimento, e che lo gradiscono.
TV spenta. Un ottimo alleato contro i ragazzi obesi.

Le regole per la buona condivisione del pasto in famiglia?
Niente televisione, sì al dialogo libero e al racconto della propria giornata, rispetto per i tempi degli altri: NON ci si alza finché tutti non hanno finito di cenare. Un trend confermato da un altro studio tutto italiano. Secondo i risultati, presentati all’università di Milano Bicocca nel corso di un convegno sulla nutrizione infantile, i bambini, non solo quelli obesi, sono più invogliati a magiare correttamente se l’approccio con il cibo è legato a contesti positivi, in cui il bambino si sente accolto e ascoltato.
Infanzia, più di un’ora di tv aumenta rischio di obesità nei bambini.
Durante l’infanzia, guardare la televisione più di un’ora al giorno aumenta le probabilità di sviluppare sovrappeso e obesità. Ad affermarlo sono i ricercatori dell’Università della Virginia di Charlottesville (Usa), in uno studio presentato durante il Convegno annuale del PAS- Pediatric Academic Societies.
La ricerca è stata condotta sulle abitudini di 12.650 bambini che frequentavano l’asilo o la prima elementare, riferite dai genitori. I ricercatori hanno misurato il peso e l’altezza dei piccoli partecipanti, all’inizio dell’analisi e a distanza di un anno. Al termine dell’esperimento, gli autori hanno scoperto l’esistenza di un’associazione tra il tempo trascorso davanti alla TELEVISIONE e l’aumento di peso, che se trascurato può trasformarsi in obesità nei bambini.
Meno TV e meno rischi di obesità infantile
In particolare, è emerso che i bambini che guardavano la televisione da una a due ore al giorno o più avevano, in media, un indice di massa corporea significativamente superiore rispetto a quelli che la guardavano meno di 30 minuti, o da 30 a 60 minuti al giorno. Gli esperti hanno osservato che i bimbi che trascorrevano più tempo davanti alla televisione avevano probabilità maggiori dal 50 al 60% di essere in sovrappeso e dal 58 al 73% di essere classificati come “bambino obeso”. Il tempo passato a utilizzare il computer, invece, non risultava associato a un aumento di peso.
Infine, i ricercatori hanno rilevato che, nel passaggio tra la scuola materna e la prima elementare, la probabilità che i bambini che guardavano più tv fossero diventati in sovrappeso era più alta del 39% e che fossero obesi era superiore dell’86%. “Date le prove schiaccianti della relazione esistente tra l’ammontare di tempo trascorso davanti alla tv e l’aumento di peso – afferma Mark D. DeBoer, che ha partecipato allo studio -, pediatri e genitori dovrebbero limitare la visione della televisione da parte dei bambini”.
E’ importante inoltre condividere questa visione anche con le persone che accudiscono i nostri figli in nostra assenza.
Nonni e baysitter hanno anche loro un ruolo importante nell’educazione dei bambini. E’ pertanto fondamentale che le stesse regole stabilite dai genitori vengano applicate dalla baby sitter in tutti i momenti di assenza dei genitori stessi, partendo proprio dal tempo trascorso davanti alla TV.
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Il buon esempio. Inizia da quì la battaglia contro i bambini cicciottelli.
Ma prima di dover fronteggiare il problema di un BIMBO OBESO, noi genitori abbiamo l’opportunità di essere i protagonisti della prevenzione, anche stimolando i nostri figli con mirate attività per farlo crescere e diventare indipendente. Questo è quanto si evince da uno studio pubblicato sul «British Medical Journal». Il messaggio che se ne ricava (oltre ventiquattromila i bambini di età compresa tra 9 e 14 anni considerati, nati da oltre 16.000 donne) è chiaro: più mamma e papà seguono uno stile di vita salutare, MINORI sono le probabilità di dover fare i conti con un figlio eccessivamente «rotondo».
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Come tale, si intende un insieme di comportamenti caratterizzato dalla rinuncia al fumo, dalla pratica di un’attività fisica regolare (non meno di 150’ ogni sette giorni) e dal rispetto di una dieta sana. Lo studio, è doveroso precisarlo, non permette di trarre indicazioni definitive sul rapporto tra causa ed effetti sui ragazzi obesi. Tuttavia, è quanto messo nero su bianco dai ricercatori, «è evidente che genitori che, durante l’infanzia e l’adolescenza del proprio figlio, seguono uno stile di vita sano, hanno meno probabilità di vedere crescere un bambino obeso».
Obesità infantile in Italia: va meglio o peggio?
La domanda è legittima.
Molte delle ricerche citate sono di Università e Istitutiti stranieri, e l’Italia è famosa per la dieta mediterranea, caratterizzata da cibi sani che uniti ad uno stile di vita equilibrato, contribusicono a vivere in salute più a lungo.
Ma non è così!
A dispetto della dieta, nei Paesi Mediterranei ci sono più bambini obesi che altrove.
Lo si potrebbe chiamare il paradosso del Mediterraneo: nonostante il mare Nostrum abbia dato il nome alla dieta più celebre e salubre, i Paesi che vi si affacciano hanno il più altro tasso di obesità infantile. Gli ultimi dati della Childhood Obesity Surveillance initiative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) mostrano infatti che in Italia, Cipro, Spagna, Grecia e Malta circa un ragazzo su cinque (dal 18% al 21%) è obeso. Tuttavia, nonostante l’alto tasso globale, in diversi Paesi, tra cui l’Italia, si è registrata una notevole riduzione del problema.
Se si guarda verso l’Europa settentrionale invece, i tassi dell’ultima rilevazione (2015-17) scendono. Al punto che in Francia, Norvegia, Irlanda, Lettonia e Danimarca le percentuali oscillano dal 5% al 9%. “In Paesi come Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, anche se i tassi sono alti c’è stato un importante calo che è attribuibile a uno sforzo molto significativo messo in atto, negli ultimi anni, nella gestione e nella prevenzione dell’obesità infantile”, afferma Joao Breda, capo dell’OMS Ufficio europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili.
Anche Altroconsumo mette in guardia sui ragazzi obesi.
Secondo Altroconsumo sensibile al problema dei bambini obesi, che ha condotto un’approfondita ricerca su un campione di 20mila famiglie, “è importante che i genitori diano il buon esempio, facciano attenzione a ciò che mangiano i figli e diano loro sane abitudini di vita”. Contrariamente a quanto sarebbe auspicabile invece è emerso come siano proprio papà e mamma a sottostimare il peso dei figli: solo il 17% li vede in sovrappeso e la stragrande maggioranza (98%) non considera l’allargarsi del girovita un problema medico.
Ma quali sono le cause dell’obesità tra i bambini e i minori italiani? “Dalla nostra ricerca – spiega Altroconsumo – è molto semplice capire quali sono alcuni dei motivi dell’epidemia di sovrappeso nel nostro paese. Guardare troppa televisione e fare poca attività fisica sono abitudini molto diffuse: i nostri figli passano mediamente due ore ogni giorno davanti alla tv, tempo che aumenta notevolmente nel fine settimana. A questo bisognerà poi aggiungere le ore passate sui banchi di scuola, mentre in maniera inversamente proporzionale diminuiscono le ore di attività fisica, movimento e giochi all’aria aperta, che ormai occupano uno spazio marginale nella loro quotidianità”.
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Fonti impiegate per la stesura dell’articolo:
- Unicef
- Obesity Magazine
- Cornell University (Stati Uniti)
- British Medical Journal
- Università della Virginia di Charlottesville
- Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)
- Altroconsumo
- Istituto Superiore di Sanità (ISS)
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